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Le sue figure sono primitive ed essenziali, ingenue nella carenza di dettagli. I corpi nudi sono tuttavia plastici e pesanti e si staccano dal fondo, protagonista di eguale valore, grazie alla linea tormentata e spezzata che si incide spesso sul fondo materico e gessoso. Una linea che con insistenza ritorna su se stessa, ad avvolgere dolcemente, ma spesso anche aspramente queste immagini che ci mettono in contatto con una parte profonda di noi. Parti che non conosciamo e che emergono sulle superfici scabre ed ispide, quasi volessero essere riconosciute da noi, con dolcezza, ma con insistenza. Abbiamo così le donne nude opulente ed in atteggiamenti enigmatici, o una serie di "mostri" che sembrano emersi dall'inconscio e che trovano qui forma e dimensione. Un mondo misterioso ed ermetico, onirico, ma poetico quando il rapporto è con il reale (si vedano le numerose maternità). Il colore impregna i fondi e si amalgama con l'oro e l'argento abbondanti che in tante opere danno rilievo e solennità all'immagine e nello stesso tempo ne suggeriscono una dimensione metafisica.

L' indagine della pittrice forlivese Marzia Mazzavillani è rivolta soprattutto verso la figura umana, di cui l' artista mette a nudo atteggiamenti e situazioni che si prestano a varie possibilità interpretative. La Mazzavillani insiste con mente vigile sulla materia cromatica. Entro i grumi, i frammenti, le superfici scabre ed aride insinua una ulteriore chiave di lettura non esclusivamente formale. anche il segno acquista una valenza ben precisa perché accarezza le forme, frantumandosi o danzando con leggerezza fra le campiture di colore o i regni della materia, i corpi umani sono grevi, spesso abbozzati, emblematici proprio come lo sono i volti dallo sguardo stupito ed indagatore. Le opere di Marzia Mazzavillani sono immagini inquiete: non raccontano, ma descrivono l' inconscio, lo indagano, cercano di tradurne le pulsioni.
(Rosanna Ricci)

Marzia Mazzavillani appartiene a quella categoria di artisti in cui la determinazione delle scelte si scontra con un senso continuo di autocritica. Di qui la sua inquietudine che, in fondo, vuol essere un continuo porsi in discussione ed una sfida verso un' espressività che definisca nel modo più attento e persuasivo, le sue pulsioni. La tensione fra essere e voler essere si traduce in un conflitto che rende l' artista forlivese protagonista e spettatrice della scena pittorica, facendole prediligere di conseguenza, la figura umana in un progressivo allontanamento da connotazioni troppo figurative e realistiche. Materia e colore sollecitano e sottolineano questa scelta.
(Rosanna Ricci)


IL TORMENTO E L' ESTASI
di Spectator

Il primo dato che viene alla mente con la visione delle opere di Marzia Mazzavillani è una inquietante somiglianza con i dipinti di Egon Schiele. Proprio da questo accostamento con l' opera del tormentato artista viennese partirei per tracciare un profilo emotivo di quanto l' artista riesce ad esprimere. Non credo che l' essenzialità del tratto vada a ricercare una inevitabile ingenuità; anzi penso che l' artista sia così presa e coinvolta dalla raffigurazione plastica e materia dell' emozione e del sentimento, da trascurare, quasi inconsapevolmente i dettagli. Guardiamoli bene i corpi raffigurati da Marzia. Sono densi, pieni di materialità, un tutt' uno col fondo retrostante, un impasto di materia e carne e spirito. Non a caso molti sono giudei dalla stella di Davide a sei punte. E quale maggiore emozione se non quella di raffigurare la disgrazia di un popolo, l' annientamento dei corpi, l' assimilazione tra materia pesante e materia insensibile? Certo che il dilemma cartesiano tra "res cogitans" e "res extensa" trova in Marzia un felice tentativo di sintesi. Seguiamo anche alcune sue idee. Le onde, dice l' autrice.Sono l' alternarsi di gioia e dolore, di piacere e dispiacere, di incanto e disillusione.Viene da accostare tutto questo con l' andamento ciclico delle stagioni, delle fasi lunari, dell' alternarsi di giorno e di notte. Arte è saper cogliere il valore prezioso di questi mutamenti e interpretarli con efficacia. Il ritmo dell' artista andrebbe più ampiamente studiato e interpretato. Penso, infatti, che Marzia possieda un vasto repertorio di elementi intuitivi e raffigurativi tali da consentirle un ulteriore approfondimento delle umane vicende e delle umane sensazioni. Leggo che tra i suoi maestri si annovera Piero Camporesi. Il professore romagnolo va noto per la sua capacità di ricerca in senso antropologico. Non è immune Marzia da tali suggestioni. Pensiamo allora al "Brodo indiano", ai "Balsami di Venere" a "Le Belle Contrade", a "Camminare il mondo". Non è stato forse un maestro di iniziative e di sensuali richiami il nostro docente? Pare che Marzia abbia saputo accogliere in sé anche il richiamo altamente filologico del suo maestro, tanto da giungere ad una concezione della figura umana vicina da un lato al "Cupio dissolvi" e dall' altro alla piena sensualità materia della persona. Dal tormento alla Schiele al pieno dispiegarsi di un' emozionalità compatta e senza ambiguità, come quell' immagine di figura calva, come di malato, come di egizio sacerdote, dalle cui membra nasce un fiore, forse il fiore della vita. Auguri Marzia, e grazie per la tua felice sintesi, che richiama antichi maestri e moderne sensibilità.


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